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C’è qualcosa nel cervello che non distingue la differenza tra noi e gli altri, e anche il riconoscimento delle emozioni sembra poggiare su un insieme di circuiti neurali che, per quanto differenti, condividono quella proprietà “specchio” già rilevata nel caso delle azioni.
Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono.
Non si possono concepire i molti senza l’uno.
Nuove mappe cognitive, nuovi scenari esistenziali ci si prospettano, inframondi in cui il corpo acconsente metamorfosi, trasmutazioni sensoriali dove il principio di relazione tra gli oggetti che ci circondano diventano ispirazione e spunto di questo cambiamento percettivo.
La vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti.