23 7 3 1 - Stefano Russo
23 7 3 1 - Stefano Russo

23 7 3 1

January 11, 2013 - January 16, 2013

Fondazione Stelline
Corso Magenta, 61, Milano



Curator Alessandro Turci

Si tratta di un percorso sperimentale, visionario e di conoscenza che parte da una riflessione sul funzionamento del corpo umano, i sensi, le vibrazioni e le frequenze che lo attraversano, superando quei parametri e meccanismi fisiologici esistenti nel nostro cervello, capaci di complicare le informazioni che riceviamo dall’esterno e che vengono rielaborate sotto il bagaglio genetico individuale, tracciando una strada per riconquistare la consapevolezza delle potenzialità umane che originariamente ci appartiene. Riflessione sul procedimento di trasmutazione, sul passaggio da uno stato ad un altro.

Stefano Russo indaga l'armonia tra fisica e metafisica, tra logica e sensazione, equilibrio della persona e del suo ambiente, tra il visibile e l’invisibile. Esplora le relazioni percettive attraverso l'organo più complesso del corpo umano: l'occhio.

Organo che analizza, scompone e ricompone la realtà; l’occhio come “prima creatura della luce”, come lo definiva Goethe, poiché la luce trasmette la realtà visibile all'occhio e questo la trasmette all'uomo. In esso risiede il Principio del Vedere, la Visione in potenza.

I globi oculari sono la porta d’ingresso del cervello umano, organi complessi formati da cinque miliardi di particelle, grazie alle quali riusciamo a zoomare dal micro al macro e viceversa.

Come l’artista stesso dice “Tra il visibile e l’invisibile tutto ciò che ci circonda è in continuo movimento ha un colore ed una vibrazione: le cose, le emozioni, i pensieri, gli stati d’animo possiedono tutti la propria frequenza “unica”; la luce, il colore, il calore e le vibrazioni sono i presupposti affinché la vita si diffonda. Ogni cosa trattiene una parte della luce riflettendone l’altra parte.

“23 7 3 1” è la sequenza numerica che riassume le tematiche trattate dall'artista.

Il numero 23 indica il grado di inclinazione dell'asse terrestre in relazione al sole, la pendenza del nostro cuore rispetto alla gabbia toracica e rappresenta la disposizione tra gli assi mediani degli occhi e gli assi orbitari, importante per il movimento oculare. Inclinazione come metafora di una diversa visione. Concetto che ispira l'opera “Decoditunnel” che simboleggia un passaggio catartico verso un nuovo stato di consapevolezza.

Il 7 come numero master fa riferimento ai giorni della creazione, ai 7 livelli di coscienza, ai 7 chakra e ai 7 colori dello spettro che spingono l'artista a riflettere sul concetto di luce e di energia.
Da qui nasce “The Levels”, opera costituita da 7 raffinati volti di marmo attraverso i quali l'artista rappresenta un viaggio attraverso l'uomo, attraverso i 7 stati di consapevolezza, ispirandosi all'energia creatrice della luce, la quale si manifesta tramite i sette raggi, di sette colori, di sette vibrazioni con onde di frequenze differenti.

“The Levels” è un progetto basato sull’analisi e la scomposizione di alcuni organi: l’occhio, il cervello (ipofisi/ghiandola pineale) e la colonna vertebrale. Contempla la possibilità di “rivitalizzare” la ghiandola pineale, posizionata al centro del nostro cervello e considerata un ricevitore cosmico, per riscoprire potenzialità umane ormai anestetizzate.

Il numero 3, il numero della creazione fa riferimento alle componenti dell’uomo: psiche, corpo, anima. I vasi sanguigni, le arterie, le vene e i capillari, e l’atomo formato da 3 particelle quali neutroni, protoni e elettroni che girano attorno al nucleo alla velocità della luce. Simboleggiando la triade che ritroviamo espressa nell'opera intitolata “Trinity”: trilogia di oggetti grazie ai quali l'artista indaga l'elemento spirituale, cerebrale e quello materiale attraverso il concetto di trasformazione energica.

Infine l'1, sintesi degli elementi uomo, natura, universo. Ogni cosa nasce dall'1, l'1 è il tutto, è Principio di equilibro costante, sincronicità perfetta tra le componenti dell’uomo anima, psiche e corpo. Questo concetto di riunificazione delle energie e di raggiungimento di uno stato di Illuminazione ha ispirato l'opera “Agape”.

“23 7 3 1” diventa un algoritmo, un codice che definisce una sorta di credo per un vivere più consapevole. Un percorso scientifico e interiore che mira all'abbattimento delle barriere tra materiale e spirituale, e che basa il suo credo sul potere della conoscenza, nel gestire la propria esistenza in armonia e bilanciamento a prescindere.







Decoditunnel - 23 7 3 1 - Stefano Russo

23

Decoditunnel (2012)
Legno
3 x 3 x 7 m

Il Decoditunnel è passaggio obbligato verso ulteriori step di conoscenza. La sua inclinazione a 23 gradi genera nel fruitore un senso di disagio percepito come “squilibrio” che momentaneamente azzera il sovrapensiero. È una sorta di rito purificatore, iniziatico di un percorso esperienziale tra scienza e coscienza. Il visitatore, ormai abbandonate le problematiche del quotidiano tramite questo sbilanciamento, affronterà con più presenza e senza alcuna influenza di giudizio le tematiche espresse durante il percorso espositivo della mostra.







23 7 3 1 - Stefano Russo

7

Primordial (2012)
Gesso
28 x 28 x 30 cm

Duality (2012)
Gesso, Acciaio
20 x 40 x 40 cm

Inner (2012)
Gesso, Oro
17 x 23 x 33 cm

Primary Center of Focus (2012)
Plexiglass, Acciaio, Gesso
17 x 25 x 33 cm

Purity (2012)
Gesso, Acciaio, Cristallo
17 x 30 x 30 cm

Rainbow Warrior (2012)
Plexiglass, Acciaio, Gesso
33 x 33 x 37 cm

Ray of Light (2012)
Acciaio, Marmo
17 x 40 x 230 cm

Sette sculture bianche a forma di testa umana sono un percorso che dalla primordialità di materia ancora grezza ed indefinita di Primordial già si dichiude ad una maturazione attraverso i livelli di coscienza e conoscenza. Ogni singola vibrazione percepita a tal modo ci permette il passaggio da realtà interiori ad esteriori a cui corrisponde una realtà dinamica in perenne movimento. Questo pensiero abbatte le barriere tra materiale e spirituale creando un nuovo sentire, un nuovo vivere integrale e dinamico. Se Duality rappresenta la specularità degli elementi che contraddistinguono la nostra esistenza come yin e yang, positivo e negativo, giorno e notte e conseguentemente una presa di coscienza di una realtà ambivalente, è col terzo occhio di Inner che riusciamo and andare oltre coinvolgendo in un’armonia di funzione le ghiandole endocrine ed esocrine con la nostra percezione della realtà, così come con la scala cromatica di Primary Center of Focus, o con la voce, la comunicazione all’esterno nella simbolica metafora del cristallo di Purity sino ad ottenere quello slancio descritto come pinna metallica nel Rainbow Warrior che trae il suo nutrimento dai sette colori dell’iride. L’interiorizzazione dell’intero processo cognitivo è penetrante come la lama di Ray of light dove spirituale e materiale, fisico e metafisico si riuniscono nella ghiandola pineale portandoci ad una consapevole completezza.







23 7 3 1 - Stefano Russo

3

Unitransmutation (2012)
Acciaio, Plexiglass
130 x 40 x 55 cm

Morpho Vision (2012)
Acciaio, Plexiglass
20 x 90 cm

Dynamic Center of Gravity (2012)
Acciaio, Plexiglass
40 x 180 cm

Trinity (2009)
Acciaio, Cavi elettrici, Gesso, Legno
40 x 110 x 220 cm

Le opere reinventano creativamente e con sintesi alcuni organi: occhio, cervello (ipofisi / ghiandola pineale) e colonna vertebrale come oggetti concettuali in metallo e plexi dalla forma pura ed un assunto: se l’occhio è puro anche il corpo lo è. L’Unitrasmutation o modello di “Unitrasmutatore Percettivo” nasce da sperimentazioni del funzionamento occhio / cervello. Il nervo / raggio ottico nella sua estensione orizzontale, passa attraverso i 7 livelli percettivi, i 7 chakra, i 7 colori dell’iride che troviamo in seguito racchiusi nella calotta di alluminio a semisfera di Dynamic Center of Gravity metafora dell’atomo, dal cui nucleo si slancia in verticale come stelo affusolato una stilizzata colonna vertebrale trasparente, fluttuante, dinamica. Basculante ed instabile, nel suo moto incessante di ricerca di equilibrio, rappresenta il momento in cui nasce in ognuno di noi l’esigenza di un approccio dinamico alla propria esistenza. Dalla vista alla visione interiore attraverso un’iride rotante. Tre dischi inclinati in un moto perenne: Morpho Vision. Costantemente in movimento come noi stessi, il nostro pianeta, l’universo intero. I dischi ruotando illuminano di colore la nostra vita rendendola più ricca, al centro la pupilla perno fisso, attraversa i 7 livelli sino alla retina / calotta. La superficie lucida riflette le immagini di ciò che la circonda come impresse sulla retina. Circolare nel movimento e nella forma anche Trinity installazione ordinata in 3 ruote di metallo come relazione uomo-spazio-tempo, i 3 elementi dell’universo. La ruota forata è il simbolo del moto perpetuo e i 3 elementi come i cicli della nostra vita. È la percezione del tempo relazionato alla rotazione continua e più intimamente lo spazio che colmiamo con i contenuti della nostra esistenza. Dalle ruote-bobine si dipanano fasci conduttori di energia vitale dei sette colori dell’iride collegati al loro termine ad un occhio. Il volto è poggiato su un ceppo di legno, costante interscambio energetico tra natura e cultura, tecnologia ed ecologia.







23 7 3 1 - Stefano Russo

1

Agape (2012)
Terra Cotta, Ferro
30 x 70 x 160 cm

La conclusione logica e naturale dell’analisi sin qui condotta attraverso il rapporto scienza e arte è un ritorno, una sorta di restituzione come spesso accade al termine di un percorso, anche della nostra stessa vita. Rendere ciò che ci è stato dato con la stessa gratuità, la medesima generosità incondizionata. Così come sul piano personale si diventa genitore dei propri genitori o nel contesto di una nèmesi storica si comprende che le lotte per il progresso anche tecnologico non hanno che un unico fine: l’uomo.
Agape non è quindi solo un sentimento, ma anche una virtù, uno stato spirituale, un dono di Dio, una grazia. Quell’opera posta da Stefano Russo proprio come ultima voce del suo straordinario racconto che ci parla di percezione, di luce, di armonia non a caso è il busto umano di un reperto archeologico. Simbolo di quel riassunto junghiano che ci vede come risultato di un inconscio collettivo e che già veniva descritto da John Donne in Meditation XVII: “No man is an island entire of itself; every man is a piece of the continent, a part of the main…”.








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