23 7 3 1 - Agape
30 x 70 x 160 cm
La conclusione logica e naturale dell’analisi sin qui condotta
attraverso il rapporto scienza e arte è un ritorno, una sorta
di restituzione come spesso accade al termine di un percorso,
anche della nostra stessa vita. Rendere ciò che ci è stato dato
con la stessa gratuità, la medesima generosità incondizionata.
Così come sul piano personale si diventa genitore dei propri
genitori o nel contesto di una nèmesi storica si comprende
che le lotte per il progresso anche tecnologico non hanno
che un unico fine: l’uomo.
Agape non è quindi solo un sentimento, ma anche una virtù,
uno stato spirituale, un dono di Dio, una grazia. Quell’opera
posta da Stefano Russo proprio come ultima voce del suo
straordinario racconto che ci parla di percezione, di luce,
di armonia non a caso è il busto umano di un reperto
archeologico. Simbolo di quel riassunto junghiano che ci vede
come risultato di un inconscio collettivo e che già veniva
descritto da John Donne in Meditation XVII: “No man is
an island entire of itself; every man is a piece of the continent,
a part of the main…”.